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Campetto aperto, ma tu non scii

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Impianti di Camigliatello Silano. Domenica 9 Dicembre, ore. 8:49.

Telefono all’ARSAC per sapere se il tapis roulant del campetto fosse aperto. Vista la piccola spolverata della sera prima, volevo salire con la famiglia in Sila per passare la mattinata con la tavola ai piedi, fare su e giù per il campetto e divertirmi con i bambini e le loro tavole da snowboard e snowskate. Dall’altro capo mi rispondono: “Sì, tapis roulant in funzione, campetto aperto. Salite quando volete”. Con il sorriso sulle labbra io e mia moglie prepariamo i nostri due bimbi, sistemiamo le tavole in macchina, scarponi nel cofano… e si parte.

Arrivati sul posto, per l’esattezza mentre stavamo per scendere dalla scalinata che porta alle piste e al campetto, un ragazzotto dalla barba incolta con una casacca arancione di una scuola di Sci locale, con fare supponente e aria da padrone di casa, ci impedisce il passaggio dicendo che non si può andare sulla neve e che il campetto è chiuso.

Io, stupito, in primis provo a fargli presente che non siamo lì con gli slittini a rovinare la pista, ma siamo venuti a impratichirci con lo snowboard sul campetto adibito a tale scopo.
E poi, con non poche difficoltà, lo informo che gli impiegati dell’ARSAC mi avevano detto l’esatto contrario.
Mai mie parole furono così vane.
Con fare intimidatorio, braccia incrociate, gambe divaricate e piedi a papera in perfetto stile guappo di “Saviana memoria”, si mette di fronte alle scale per impedirci di passare.

Fatto ciò, mia moglie mi esorta ad un dietro front. Non ci potevo credere: ci eravamo svegliati presto, ci eravamo preparati, avevamo percorso i 40 km che ci separano dalla Sila e, in barba alle indicazioni dell’ARSAC, non potevamo sciare sul campetto. Qualcosa non quadrava.

Vado alla biglietteria e, abbastanza infastidito, chiedo delucidazioni. L’impiegato che in quel momento era allo sportello, garbatamente mi dice che non sapeva se il campetto fosse aperto o meno, ma mi esorta ad andare di persona e vedere se c’era qualche suo collega.
C’era solo un piccolo problema: il “buttafuori” non ci avrebbe fatto passare. A questa mia osservazione mi sento rispondere: “e tu passa lo stesso… non è che la pista è sua!”.

Ottimo! Contravvenendo alle indicazioni di mia moglie -a mio totale rischio e pericolo :)- raggiro il “posto di blocco” e mi dirigo al campetto. Lì per fortuna trovo un gentilissimo impiegato dell’ARSAC che mi stacca, senza batter ciglia, i biglietti per il tapis roulant: è aperto, funzionante e con neve appena fresata“.

Ha finalmente inizio la nostra meritata giornata di snow in famiglia.

Prima di andare però, non potevo non passare dal “buttafuori abusivo” e chiedergli nome e cognome così da segnalarlo all’ottima scuola sci di cui fa parte. Peccato che, contrariamente a quanto ho fatto io, lui non si sia presentato limitandosi a rispondere: “non sono tenuto a dire come mi chiamo“.

E poi ci chiediamo come mai il turismo in Calabria non decolla.

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